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lunedì 4 luglio 2022

Recensioni. Kevin Ayers and The Whole World "Shooting at the Moon"

 

Kevin Ayers And The Whole World

SHOOTING AT THE MOON

Harvest 1970






Il secondo album solista di Kevin Ayers vede al suo fianco, al contrario del disco d’esordio, un vero e proprio gruppo. Mentre Joy Of A Toy era stato realizzato insieme ai suoi vecchi compagni dei Soft Machine, per questo disco Ayers allestisce un eccellente band formata da David Bedford (anche sul primo disco) in qualità di tastierista e arrangiatore, il sassofonista Lol Coxhill, già nei Delivery dei fratelli Steve e Phil Miller ed esponente di punta della scena impro/jazz inglese, Mike Fincher alla batteria e un giovanissimo Mike Oldfield al basso e alla chitarra.  Shooting At The Moon è un disco audace, che mantiene in vita ancora lo spirito delle serate di qualche anno prima all’Ufo Club, dove sperimentazione, pop, rock e bizzarrie varie convivevano tranquillamente sullo stesso palco. E così, ballate scanzonate con echi folk come May I? (uno dei più bei brani scritti da Kevin Ayers) e catchy pop songs quali The Oyster And The Flying Fish e Clarence In The Wonderland, si alternano ad episodi assolutamente sperimentali, vicini agli AMM di Keith Rowe e Cornelius Cardew, come gli otto minuti di Pisser Dans Un Violon (serve la traduzione??) o Underwater, più caratterizzata dai glissandi di bassi e chitarre. Atmosfere che ricordano anche la seconda parte di Moonchild, The Dream, del primo disco dei King Crimson, quel territorio tra musica contemporanea e improvvisazione libera nel quale David Bedford e Lol Coxhill sono personaggi familiari e conosciuti.  Ma c’è spazio, in Shooting At The Moon, anche per le suggestioni alla Terry Riley, quel manipolare nastri come su Rheinhardt & Geraldine/Colores Para Dolores, o la ripetizione ipnotica alla We Did It Again dei Softs come nella title track (la vecchia Jet-Propelled Photographs del repertorio dei primi Soft Machine). Un disco affascinante, probabilmente il migliore di Kevin Ayers, che qui dimostra tutto il suo talento e la capacità di aprirsi a territori inesplorati, cosa che purtroppo ripeterà sempre meno nel futuro. Ultima annotazione: la presenza della cantautrice Bridget St John su The Oyster And The Flying Fish e, immancabile, Robert Wyatt alla voce su Colores Para Dolores.


pop

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