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martedì 31 maggio 2022

Weird Tales. Memorie islandesi: Reptile

 


 

Parlare oggi di Islanda e rock non fa più scalpore, tuttalpiù può ingenerare un pizzico di curiosità, quel leggero gusto di esotismo. Chiaro che il nome di Bjork venga immediatamente associato al binomio, ma l’Islanda non è stata solo lei. Quando, a fine anni Ottanta, si scoperchiò il cratere musicale del paese dei ghiacci, insieme ai “famosi” Sugarcubes, dove militava la stessa Bjork, uscirono fuori una serie di band interessanti e particolari. Che, con dispiacere, vennero più o meno sommerse dal successo della cantante dallo sguardo profondo e dalla voce incandescente, lasciando poche tracce di quel piccolo movimento rock/new wave che scuoteva Reykjavík.

A parte il fenomeno Abba, la Scandinavia, fino agli anni Ottanta, era rimasta abbastanza marginale in quanto a formazioni rock e dintorni, pur producendo in ogni caso materiali di buona qualità. Ovvio che l’esplosione del Progressive rock abbia facilitato, come un po’ in tutta Europa, Italia compresa, l’affermarsi di vie nazionali al rock e Bo Hansson è stato uno degli esempi di maggior qualità da questo punto di vista. Il tastierista svedese produsse, negli anni Settanta, alcuni pregevoli album (su tutti Sagan Om Ringen, pubblicato dalla Charisma come Music Inspired by The Lord Of The Rings nel 1972), meritandosi la piccola e circoscritta fama tributatagli a suo tempo. Dalle stesse parti si muoveva anche il bassista e compositore finlandese Pekka Pohjola, membro della band Wigwam e autore di interessanti lavori solisti anche insieme a Mike Oldfield. Più interessanti, e anche leggermente più conosciuti, Samla Mammas Manna, gruppo svedese inserito nell’alveo Rock In Opposition insieme ai nostri Stormy Six e ai ben più noti (e ispiratori del movimento) Henry Cow. Fin qui, comunque, nulla che provenisse dalla terra del ghiaccio. Ma la rivoluzione punk, e le susseguenti ramificazioni dark/new wave, diedero spazio e spunti creativi anche alla piccola scena islandese, e alla metà degli anni Ottanta cominciarono ad emergere suoni e note da quell’estremo lembo d’Europa.

Gli Sugarcubes furono la scintilla che illuminò l’isola, riscuotendo un successo inaspettato in patria e all’estero. Il loro primo singolo Birthday, nel 1988, lancia nelle chart inglesi l’album Life’s Too Good, edito dall’etichetta One Little Indian (successivamente anche Chumbawamba, The Shamen e Skunk Anansie nel loro catalogo), un mix di suoni pop/new wave, elementi eterei e ruggiti infuocati, a metà tra B-52’s e Talking Heads con lontani echi di Siouxsie. Il successo, non solo in Albione ma anche dall’altra parte dell’oceano, li porta in tour negli USA alla fine del 1988 a raccogliere ulteriori consensi e a programmare quindi un successivo album. Ma i contrasti interni al gruppo, con la separazione di Bjork dal chitarrista Thor Eldon Johnson e probabilmente differenze di vedute, li conducono a pubblicare un secondo lavoro debole, meno incisivo e ispirato, a segnare inaspettatamente il rapido esaurirsi della formula vincente. A quel punto il gruppo implode e, tra varie edizioni di singoli ed Ep, arrivano al terzo album ormai da separati in casa. Stick Around For Joy, del 1992, raccoglie critiche migliori del suo predecessore, arrivano persino ad aprire lo Zoo Tv Tour degli U2 ma la strada è ormai segnata e il gruppo la chiude lì, giusto in tempo per permettere a Bjork, l’anno successivo, di lanciarsi nella sua trionfale carriera solista con Debut, del 1993.

Tuttavia, anche se finora abbiamo parlato di Sugarcubes/Bjork, l’attenzione di questa puntata di Weird Tales è rivolta ai dintorni, alle storie dimenticate (as usual!) e quindi, tornando alla separazione di Bjork dal chitarrista Thor, questo piccolo episodio ci porta ad una singolare biforcazione della nostra storia. Margaret “Magga” Ornolfsdottir, di professione tastierista, convola a nozze con il chitarrista degli Sugarcubes e si aggiunge al gruppo diventandone a tutti gli effetti un nuovo membro e quindi partecipando alle registrazioni del secondo e del terzo ed ultimo disco. Ma da dove proveniva Magga?

Tra le miriadi di gruppi e piccole formazioni che scuotono Reykjavík negli anni Ottanta, ce n’è una particolare, bizzarra, stravagante, meno legata all’estetica anglosassone e con vaghi riferimenti al suono etno/world, pur se declinato in modo assolutamente personale. Sono i Reptile, Risaeolan in islandese, formati da Halldòra Geirharosdòttir, alias Dòra Wonder, attrice, cantante e sassofonista, Margrèt Kristin Blondal, alias Magga Stina, voce, violino e marimba, Sigurour Guomundsson, alias Siggi, chitarra, banjo e voce, Ivar Ragnarsson, alias Ivar, basso e synth, e Toti Kristjànsson, alias Toti K, alla batteria. Ai quali va aggiunta, per l’appunto, Magga Ornolfsdottir, che però nel 1988 lascia il gruppo per entrare, come si diceva sopra, negli Sugarcubes.

Per nulla bloccati dall’abbandono i Reptile confezionano nel giugno del 1989 il loro esordio discografico, un Ep edito solo in Islanda, per poi giungere l’anno seguente al loro primo (ed unico ahimè) lp, Fame and Fossils, preceduto dal singolo Hope/Kebab, entrambi pubblicati dalla indie label inglese Workers Playtime. Il disco è un autentico gioiellino che sprizza vivacità da tutti i pori, sfrontato e irruento come una punk band ma con le radici nel folk europeo. I richiami agli Sugarcubes ovviamente sono molti, a cominciare dalle voci femminili fino ai riferimenti non troppo velati ai B-52’s. Ma, come già accennato, il tutto è speziato di etno/world, con violini, sax, banjo e marimba che svolazzano sull’Europa dell’est e furoreggiano insieme ad una impetuosa ritmica di stampo new wave, saltando velocemente da un brano all’altro, senza posa. Allah è un Oriente evocato, ossessivo e trasfigurato, mentre Ivar Bongo proviene dai Balcani acidi e stralunati, con Candyflos war, dalle atmosfere alla Sugarcubes, e l’ipnotico ed incisivo rock Gun Fun ad alzare la temperatura del disco. Suggestioni teatrali contrappuntate dal banjo in What are you up to?, filastrocche nostalgiche dalla Russia con Shdee Myenya mentre il finale, Boys will be boys, lascia spazio al pieno furore punk rock chiudendo un lavoro di assoluto valore, eterogeneo ma  con una sua caratterizzazione stilistica unitaria, frutto di molteplici influenze sintetizzate con grande senso artistico.  

Il gruppo ottiene riconoscimenti all’estero (sulla scia del successo degli Sugarcubes) e nell’estate del 1990 parte per una serie di concerti negli Stati Uniti, tra i quali uno alla Knitting Factory di New York, con David Byrne tra il pubblico. Poi un tour in Europa e progetti per il secondo disco che, purtroppo, non andranno in porto. Prima Dòra Wonder è costretta a lasciare il gruppo per continuare i suoi studi come attrice teatrale, sostituita da Hreinn Stephensen alla chitarra e alla fisarmonica, poi l’abbandono di Magga Stina, in attesa di un figlio e intenzionata a lasciare il mondo musicale, quindi lo scioglimento definitivo pur avendo iniziato a registrare il nuovo materiale con il batterista degli Swans Roli Mosimann. Queste registrazioni, insieme a vecchi brani e gran parte di Fame and Fossils, verranno poi pubblicate nel cd postumo Efta! dall’etichetta islandese Smekkleysa (la vecchia label degli Sugarcubes che promosse gran parte della scena rock alternativa dell’isola, tra i quali gli stessi Reptile).

Un gran peccato perché, a distanza di più di trent’anni, la musica dei Reptile è ancora validissima e per nulla segnata dal tempo, attuale, fresca e moderna. Forse troppo attuale, il che spiegherebbe, in parte, i motivi del loro poco successo, soprattutto rispetto ai concittadini Sugarcubes. Come molte altre volte nella storia della musica (e non solo), forse ci si è spinti troppo in anticipo sui tempi e lo si è pagato a caro prezzo.

Difficile trovare il Lp Fame and Fossils oppure il cd Efta!, e quindi questo è il link di Youtube per ascoltare il particolarissimo lavoro dei Reptile. In più, un paio di siti dove si parla del gruppo e dove è possibile avere qualche informazione in più sulla scena islandese degli anni Ottanta.  

 

 https://youtube.com/playlist?list=PLIIjrCWWumJk143G3A8TF_jF8ZK90I3wq

https://grapevine.is/icelandic-culture/music/2016/01/27/a-band-to-remember-the-superfun-reptile-returns/

http://www.paulkienitz.net/leftfield.html

 

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