Soft Machine
THIRD
CBS 1970
E’ il capolavoro dei Soft Machine, un doppio lp maestoso, sperimentale e lirico, elaborato e improvvisato. Quattro brani, uno a facciata, che portano a mirabile conclusione l’evoluzione della band, ora arricchita dalla presenza della sezione fiati di Keith Tippett: Nick Evans al trombone, Lyn Dobson al flauto e sax soprano ed Elton Dean al sax alto, con quest’ultimo che diventerà stabilmente il quarto membro del gruppo. In più, a contribuire alle intriganti atmosfere sonore del disco, ci sono Rab Spall al violino e l’onnipresente Jimmy Hastings al flauto e al clarinetto basso. L’idea di allargare la formazione nasce, secondo Mike Ratledge, dal fatto che il gruppo scriveva sempre di più, passava molto tempo a comporre e le partiture avevano bisogno di più musicisti per essere suonate. Effettivamente le nuove composizioni hanno una struttura elaborata, vicina alle sonorità jazz rock ma anche al minimalismo di Terry Riley o a certe atmosfere alla Frank Zappa. Tutto il disco è ricolmo di situazioni diverse; temi complessi, riff, improvvisazioni, loop e rumorismi vari, con il versante pop del gruppo messo nettamente in secondo piano. L’unico brano cantato è la splendida Moon In June, composta e quasi tutta interamente suonata da Robert Wyatt. Un preludio alla sua emarginazione e al definitivo allontanamento che avverrà dopo la pubblicazione del quarto disco dei Softs. Le altre composizioni sono a firma di Mike Ratledge, Slightily All The Time e Out-Bloody-Rageous, e Hugh Hopper, con Facelift. La ricchezza dei temi, sovente esposti dalla sezione fiati, e l’ampio spazio alle improvvisazioni hanno spesso portato THIRD nell’alveo jazz rock, accostato al BITCHES BREW di Miles Davis. Ma il disco è lontano dai cliché del genere e la vicinanza al capolavoro di Davis è solo in parte ravvisabile, perché il lavoro dei Softs raggiunge un’ideale fusione di linguaggi differenti dando alla loro musica una sonorità affatto originale, frutto di più influenze e soluzioni.
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