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lunedì 2 marzo 2020

Radio Gnome Invisible. La Trilogia del Pianeta Gong. Parte 3


Angel’s Egg




E veniamo finalmente ad Angel’s Egg, secondo capitolo di Radio Gnome Invisible, pubblicato dalla Virgin il 7 dicembre 1973 e, a detta di molti, il capolavoro dei Gong.
Innanzitutto  per la prima volta Daevid è riuscito a radunare intorno a sé un autentico gruppo, stabile e ben preparato, in grado di creare un universo sonoro attraverso le sue composizioni, modificandole, sviluppandole e arrangiandole con maestria e virtuosismo. Alla chitarra troviamo Steve Hillage, Didier Malherbe sassofoni e flauto, Tim Blake synth, Mike Howlett basso, Pierre Morlen batteria, marimba e vibrafono, Gilli Smyth voce e soffio spaziale.  
Angel’s Egg si apre con Other Side Of The Sky, a firma Blake e Allen, e subito si intuisce l’amalgama raggiunto dalla formazione, la sicurezza di avere un suo particolare suono e un approccio diremmo progressivo ai brani e alla musica in generale. Un inizio misterioso caratterizzato dal synth di Blake sul quale si adagiano il soffio spaziale di Smyth ed un incisivo sax di Malherbe. Siamo  un po’ dalle parti della Kosmische Musik rafforzata da elementi Rileyani. Una serie di Ohm evocativi, un richiamo al sound canterburiano e poi un lampo che squarcia l’universo, la chitarra di Hillage che tanto era mancata su Flying Teapot. Gli elementi principali della maturità Gong sono già tutti presenti. 
Il brano successivo, Sold To The Highest Buddha, questa volta a firma Howlett e Allen, ha un andamento alla Camebert Electrique, quel particolare suono di basso batteria e chitarra abbastanza incisivo, sempre inframezzato da elementi zappiani e con un sax che attraversa e commenta l’intero brano. Poi improvvisi stop caratterizzati dal synth di Blake e la chitarra di Hillage che risponde alla voce di Allen, quasi contrappuntandola. La ritmica agile e precisa apre poi in un mondo jazz rock, vicino ai Softs o ai Nucleus


Castle In The Clouds è il trionfo di Hillage, con quei suoni di chitarra lunghi, taglienti, cosmici, che diventeranno la sua cifra stilistica. Smyth e lo stesso Hillage firmano la bizzarra Prostitute Poem, con un inizio sognante ed etereo che poi si trasforma in un provocante valzer anni ‘20, contrassegnato dalle consuete aperture orientali con il sax in primo piano. Il finale della prima facciata è anticipato da un breve divertissement alleniano, un buffo canto corale con atmosfera da saloon che introduce una delle più belle composizioni dello stesso Daevid: Selene. E’ un’affascinante melodia, distesa e riposante, illuminata da passaggi cromatici di Hillage e chiusa da vari lamenti di Allen.

L’apertura della seconda facciata è affidata al flauto di Malherbe, alla sua Flute Salad contornata di etnicismi, circondati e doppiati da effetti e synth. Oily Way, dello stesso Malherbe e di Allen, è il solito gioco cromatico che introduce un ritmo incalzante, una batteria jazz rock con intermezzi di soffi spaziali e un ritornello irresistibile cantato da Gilli Smyth, al quale seguono stop, riprese e abbellimenti cromatici. 
Possiamo dire che ci troviamo nel cuore di questo lavoro, nella parte forse più suggestiva e meglio riuscita di Angel’s Egg. Oily Way sfocia in Outer Temple, di Blake e Hillage, una sorta di intermezzo floydiano con un crescendo ed un breve e veloce passaggio jazz che culmina in Inner Temple, dove un Malherbe lirico e intrigante caratterizza la prima parte della composizione di Allen e dello stesso sassofonista. I cambi d’accordo ogni due battute ne fanno poi uno splendido brano modale, con un synth conturbante. In Perculations c’è spazio per il percussionismo di Moerlen, coadiuvato dalla sua compagna Mirelle Bauer, sempre con un occhio all’Art Ensemble Of Chicago e alle loro suite tribali. La marimba introduce Love Is How You Make It, a firma del batterista e di Allen, song  barrettiana che mostra un Moerlen virtuosistico al vibrafono e che si conclude in un crescendo zappiano. I Never Glid Before, di Hillage, è uno dei cavalli di battaglia del gruppo, una cavalcata tratteggiata dal sax alternato agli intermezzi vocali di Allen. Poi, all’improvviso, il lampo della chitarra di Hillage, un assolo sognante e di grande abilità. Il finale in accelerando è dalle parti di We Did It Again dei Soft Machine o Stop This Train (Again Doing It), dal primo disco solista di Kevin Ayers.  


Il disco si conclude con un altro brano di Malherbe, Eat That Phonebook Coda, classico gioco circolare gonghiano con voce e sax all’unisono, intermezzi alla Softs e un finale lento e cabarettistico. Nella versione cd c’è un’idea per una hit single di Daevid Allen, Ooby-Scooby Doomsday Of The D-Day  Dj’s Got the D.D.T. Blues, registrato al Manor il 18 giugno 1973. Un iniziale marcia che poi si trasforma in un classico divertissement molto vicino a Frank Zappa

Angel’s Egg è un disco ben assortito, vario e ricco di idee ben amalgamate e orchestrate, con individualità inserite in un contesto organizzato e ben saldo, sicuro del proprio universo musicale conquistato con inaspettata rapidità. Il secondo capitolo dalla saga è il gioiello perfetto che configura ulteriori scorribande cosmiche e un futuro quantomeno beneaugurante. 
A questo punto Allen inizia subito a lavorare per il terzo capitolo della saga ma, come sempre è accaduto nella storia dei Gong, ritornano temporanei abbandoni e cambi di formazione. Tutto sommato la line up riesce ad essere abbastanza stabile e, per la prima volta, il disco successivo sarà registrato dalla stessa formazione di Angel’s Egg. Comunque, poco prima di una lunga serie di concerti programmati insieme a Kevin Coyne, nell’ottobre del 1973 Pierre Moerlen lascia il gruppo per andare in tour con Les Percussions De Strasbourg e viene rimpiazzato da Rob Tait, mentre Diane Stewart-Bond prende il posto di Gilli Smyth in attesa del secondo figlio. Ma per Daevid Allen Moerlen è fondamentale e quindi, nell’approssimarsi dei lavori per il nuovo disco, con i Gong in concerto a Strasburgo il primo marzo del 1974, l’australiano convince il batterista a tornare. Miquette Giraudy, la compagna di Steve Hillage, prende il posto di Stewart-Bond, in attesa del ritorno di Gilli Smyth

Risolti finalmente i problemi di formazione e tornati a quella che può benissimo definirsi la line up più stabile della propria storia, i Gong si apprestano a lavorare concretamente per il nuovo disco. Su proposta di Hillage decidono di organizzare alcune session per improvvisare collettivamente e poi organizzare il materiale. 
Si trasferiscono a Witney, non lontano dal Manor, e agli inizi di aprile, dopo una decina di giorni di prove, tre dei brani più importanti del nuovo disco sono già pronti: OM Riff che diventa Master Builder, Cycle Gliss che diventa The Isle Of Everywhere e infine A Sprinkling Of Clouds. In più ci sono alcuni contributi  individuali come Perfect Mistery, un vecchio brano degli inizi dei Gong, e A P.H.P.’s Advice, da un pezzo per sole percussioni di Moerlen.  Secondo Mike Howlett “il metodo di composizione adottato per questo disco era piuttosto speciale e non appena un’idea veniva proposta da qualcuno poi veniva assorbita dal collettivo e restituita in una forma molto differente”. Sempre secondo il bassista i riff di basso di A Sprinkling Of Clouds e The Isle Of Everywhere erano ovviamente suoi, mentre quello di Master Builder di Steve Hillage.


Per Tim Blake “il risultato è la prova che alcuni dei migliori pezzi dei Gong nascono dalle nostre differenze. Cycle Glass (The Isle Of Everywhere nel disco) è un perfetto esempio. Didier, come jazzista, si lamentava dell’assenza di cambiamenti armonici in OM Riff (Master Builder nel disco) che Steve e io avevamo sviluppato, mentre Mike e Pierre l’assenza di tempi irregolari, dispari. Così insieme abbiamo creato questo ciclo di moduli ritmici che si susseguono in un movimento a spirale, salendo ad ogni ripetizione di una terza minore, e così via fino alla chiusura del ciclo”.

Da questo punto di vista quindi il bilancio sembra essere positivo, ma non per Daevid. Il nuovo approccio favorisce ed esalta la parte strumentale, rendendo marginale il suo apporto proprio in virtù delle sue non eccelse capacità tecniche e di fatto marginalizzando l’elemento testuale e cantato. 
Uno spostamento, dunque, a favore delle fughe strumentali che altera il magico equilibrio che si era raggiunto con Angel’s Egg, tra virtuosismo e pura creatività, tra canzoni, seppur aliene,  elaborazioni orchestrali e improvvisazioni. 
La cosmogonia di Allen, stretta tra una sezione ritmica di grande precisione e ricca di groove, unita a solisti di grande abilità, con la forte presenza delle ammalianti sonorità del synth, viene posta in secondo piano a favore di uno space rock molto vicino al progressive e al jazz rock.  Mike Howlett non è d’accordo: “l’equilibrio raggiunto su You tra sequenze cantate e strumentali era buono. E’ stato un disco di comunicazioni non verbali”.
Va anche detto che queste nuove, lunghe e dilatate  composizioni, dall’andamento asimmetrico e ricche di momenti solistici divengono parte centrale delle esibizioni live dei Gong, di fatto anticipando le evoluzioni future del gruppo.



Ad aggiungere tensioni all’interno della formazione ci fu anche il problema dell’uso di sostanze stupefacenti. La polizia fece irruzione nella dimora dei Gong a Witney e sequestrò sostanze proibite. Questo fatto accelerò la discussione che si era avviata all’interno del gruppo sulla legittimità o meno dell’uso di droghe. “All’inizio fumare erba e prendere acidi era per noi un passo politico. L’idea di creare un nuovo sistema, dove la gelosia e la cupidigia non avrebbero avuto il loro posto e per raggiungere questo obiettivo dovevamo aprire le nostre menti e andare avanti. Le droghe avrebbero dovuto aiutarci a raggiungere questo obiettivo”, così racconta Gilli Smyth. Dopo aver vietato le sigarette e l’alcol, secondo Gilli sia lei che Daevid e Steve Hillage si erano ormai convinti di dover fare lo stesso con le altre droghe.
Comunque, nella prima parte di maggio Daevid scrive i testi del terzo capitolo dalla saga, in luglio vengono effettuate le registrazioni al Manor e finalmente il 4 ottobre 1974 la Virgin pubblica You.

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