Angel’s Egg
E veniamo finalmente ad Angel’s Egg, secondo capitolo di Radio Gnome Invisible, pubblicato dalla
Virgin il 7 dicembre 1973 e, a detta di molti, il capolavoro dei Gong.
Innanzitutto per la prima volta Daevid è riuscito a radunare intorno a sé un autentico gruppo,
stabile e ben preparato, in grado di creare un universo sonoro attraverso le sue
composizioni, modificandole, sviluppandole e arrangiandole con maestria e
virtuosismo. Alla chitarra troviamo Steve
Hillage, Didier Malherbe
sassofoni e flauto, Tim Blake synth,
Mike Howlett basso, Pierre Morlen batteria, marimba e
vibrafono, Gilli Smyth voce e soffio
spaziale.
Angel’s Egg si apre con Other
Side Of The Sky, a firma Blake e
Allen, e subito si intuisce l’amalgama
raggiunto dalla formazione, la sicurezza di avere un suo particolare suono e un
approccio diremmo progressivo ai brani e alla musica in generale. Un inizio
misterioso caratterizzato dal synth di Blake
sul quale si adagiano il soffio spaziale di Smyth ed un incisivo sax di Malherbe.
Siamo un po’ dalle parti della Kosmische
Musik rafforzata da elementi Rileyani. Una serie di Ohm evocativi, un richiamo
al sound canterburiano e poi un lampo che squarcia l’universo, la chitarra di Hillage che tanto era mancata su Flying Teapot. Gli elementi principali
della maturità Gong sono già tutti
presenti.
Il brano successivo, Sold To
The Highest Buddha, questa volta a firma Howlett e Allen, ha un
andamento alla Camebert Electrique,
quel particolare suono di basso batteria e chitarra abbastanza incisivo, sempre
inframezzato da elementi zappiani e con un sax che attraversa e commenta
l’intero brano. Poi improvvisi stop caratterizzati dal synth di Blake e la chitarra di Hillage che risponde alla voce di
Allen, quasi contrappuntandola. La ritmica agile e precisa apre poi in un mondo
jazz rock, vicino ai Softs o ai Nucleus.
Castle In The Clouds è il trionfo di Hillage, con quei suoni di chitarra lunghi, taglienti, cosmici, che
diventeranno la sua cifra stilistica. Smyth
e lo stesso Hillage firmano la
bizzarra Prostitute Poem, con un
inizio sognante ed etereo che poi si trasforma in un provocante valzer anni ‘20,
contrassegnato dalle consuete aperture orientali con il sax in primo piano. Il
finale della prima facciata è anticipato da un breve divertissement alleniano,
un buffo canto corale con atmosfera da saloon che introduce una delle più belle
composizioni dello stesso Daevid: Selene. E’ un’affascinante melodia,
distesa e riposante, illuminata da passaggi cromatici di Hillage e chiusa da vari lamenti di Allen.
L’apertura della seconda facciata
è affidata al flauto di Malherbe,
alla sua Flute Salad contornata di
etnicismi, circondati e doppiati da effetti e synth. Oily Way, dello stesso Malherbe
e di Allen, è il solito gioco
cromatico che introduce un ritmo incalzante, una batteria jazz rock con
intermezzi di soffi spaziali e un ritornello irresistibile cantato da Gilli Smyth, al quale seguono stop,
riprese e abbellimenti cromatici.
Possiamo dire che ci troviamo nel cuore di
questo lavoro, nella parte forse più suggestiva e meglio riuscita di Angel’s Egg. Oily Way sfocia in Outer
Temple, di Blake e Hillage, una sorta di intermezzo floydiano
con un crescendo ed un breve e veloce passaggio jazz che culmina in Inner Temple, dove un Malherbe lirico e intrigante
caratterizza la prima parte della composizione di Allen e dello stesso sassofonista. I cambi d’accordo ogni due
battute ne fanno poi uno splendido brano modale, con un synth conturbante. In Perculations c’è spazio per il
percussionismo di Moerlen,
coadiuvato dalla sua compagna Mirelle
Bauer, sempre con un occhio all’Art
Ensemble Of Chicago e alle loro suite tribali. La marimba introduce Love Is How You Make It, a firma del batterista e di Allen, song barrettiana che
mostra un Moerlen virtuosistico al
vibrafono e che si conclude in un crescendo zappiano. I Never Glid Before, di Hillage,
è uno dei cavalli di battaglia del gruppo, una cavalcata tratteggiata dal sax
alternato agli intermezzi vocali di Allen.
Poi, all’improvviso, il lampo della chitarra di Hillage, un assolo sognante e di grande abilità. Il finale in
accelerando è dalle parti di We Did It
Again dei Soft Machine o Stop This Train (Again Doing It), dal
primo disco solista di Kevin Ayers.
Il disco si conclude con un altro brano di Malherbe, Eat That Phonebook Coda, classico gioco circolare gonghiano con
voce e sax all’unisono, intermezzi alla Softs
e un finale lento e cabarettistico. Nella versione cd c’è un’idea per una hit
single di Daevid Allen, Ooby-Scooby Doomsday Of The D-Day
Dj’s Got the D.D.T. Blues, registrato al Manor il 18 giugno 1973. Un
iniziale marcia che poi si trasforma in un classico divertissement molto vicino
a Frank Zappa.
Angel’s Egg è un disco ben assortito, vario e ricco di idee ben
amalgamate e orchestrate, con individualità inserite in un contesto organizzato
e ben saldo, sicuro del proprio universo musicale conquistato con inaspettata
rapidità. Il secondo capitolo dalla saga è il gioiello perfetto che configura
ulteriori scorribande cosmiche e un futuro quantomeno beneaugurante.
A questo punto Allen inizia
subito a lavorare per il terzo capitolo della saga ma, come sempre è accaduto
nella storia dei Gong, ritornano
temporanei abbandoni e cambi di formazione. Tutto sommato la line up riesce ad
essere abbastanza stabile e, per la prima volta, il disco successivo sarà
registrato dalla stessa formazione di Angel’s
Egg. Comunque, poco prima di una lunga serie di concerti programmati
insieme a Kevin Coyne, nell’ottobre
del 1973 Pierre Moerlen lascia il gruppo
per andare in tour con Les Percussions De Strasbourg e viene rimpiazzato da Rob Tait, mentre Diane Stewart-Bond
prende il posto di Gilli Smyth in
attesa del secondo figlio. Ma per Daevid
Allen Moerlen è fondamentale e
quindi, nell’approssimarsi dei lavori per il nuovo disco, con i Gong in concerto a Strasburgo il primo
marzo del 1974, l’australiano convince il batterista a tornare. Miquette Giraudy, la compagna di Steve Hillage, prende il posto di Stewart-Bond,
in attesa del ritorno di Gilli Smyth.
Risolti finalmente i problemi di formazione e tornati a quella che può
benissimo definirsi la line up più stabile della propria storia, i Gong si apprestano a lavorare
concretamente per il nuovo disco. Su proposta di Hillage decidono di organizzare alcune session per improvvisare
collettivamente e poi organizzare il materiale.
Si trasferiscono a Witney, non
lontano dal Manor, e agli inizi di aprile, dopo una decina di giorni di prove,
tre dei brani più importanti del nuovo disco sono già pronti: OM Riff che diventa Master Builder, Cycle Gliss
che diventa The Isle Of Everywhere e
infine A Sprinkling Of Clouds. In più
ci sono alcuni contributi individuali
come Perfect Mistery, un vecchio
brano degli inizi dei Gong, e A P.H.P.’s Advice, da un pezzo per sole
percussioni di Moerlen. Secondo Mike
Howlett “il metodo di composizione adottato per questo disco era piuttosto
speciale e non appena un’idea veniva proposta da qualcuno poi veniva assorbita
dal collettivo e restituita in una forma molto differente”. Sempre secondo il
bassista i riff di basso di A Sprinkling
Of Clouds e The Isle Of Everywhere
erano ovviamente suoi, mentre quello di Master
Builder di Steve Hillage.
Per Tim Blake “il risultato è la prova che alcuni dei migliori pezzi
dei Gong nascono dalle nostre differenze. Cycle Glass (The Isle Of Everywhere nel disco) è un
perfetto esempio. Didier, come jazzista, si lamentava dell’assenza di cambiamenti armonici in OM Riff (Master Builder nel disco) che Steve
e io avevamo sviluppato, mentre Mike
e Pierre l’assenza di tempi
irregolari, dispari. Così insieme abbiamo creato questo ciclo di moduli ritmici
che si susseguono in un movimento a spirale, salendo ad ogni ripetizione di una
terza minore, e così via fino alla chiusura del ciclo”.
Da questo punto di vista quindi
il bilancio sembra essere positivo, ma non per Daevid. Il nuovo approccio favorisce ed esalta la parte
strumentale, rendendo marginale il suo apporto proprio in virtù delle sue non
eccelse capacità tecniche e di fatto marginalizzando l’elemento testuale e
cantato.
Uno spostamento, dunque, a favore delle fughe strumentali che altera
il magico equilibrio che si era raggiunto con Angel’s Egg, tra virtuosismo e pura creatività, tra canzoni, seppur
aliene, elaborazioni orchestrali e
improvvisazioni.
La cosmogonia di Allen,
stretta tra una sezione ritmica di grande precisione e ricca di groove, unita a
solisti di grande abilità, con la forte presenza delle ammalianti sonorità del
synth, viene posta in secondo piano a favore di uno space rock molto vicino al
progressive e al jazz rock. Mike Howlett non è d’accordo:
“l’equilibrio raggiunto su You tra
sequenze cantate e strumentali era buono. E’ stato un disco di comunicazioni
non verbali”.
Va anche detto che queste nuove,
lunghe e dilatate composizioni,
dall’andamento asimmetrico e ricche di momenti solistici divengono parte
centrale delle esibizioni live dei Gong, di fatto anticipando le evoluzioni
future del gruppo.
Ad aggiungere tensioni
all’interno della formazione ci fu anche il problema dell’uso di sostanze
stupefacenti. La polizia fece irruzione nella dimora dei Gong a Witney e sequestrò sostanze proibite. Questo fatto accelerò
la discussione che si era avviata all’interno del gruppo sulla legittimità o
meno dell’uso di droghe. “All’inizio fumare erba e prendere acidi era per noi
un passo politico. L’idea di creare un nuovo sistema, dove la gelosia e la
cupidigia non avrebbero avuto il loro posto e per raggiungere questo obiettivo
dovevamo aprire le nostre menti e andare avanti. Le droghe avrebbero dovuto
aiutarci a raggiungere questo obiettivo”, così racconta Gilli Smyth. Dopo aver vietato le sigarette e l’alcol, secondo Gilli sia lei che Daevid e Steve Hillage
si erano ormai convinti di dover fare lo stesso con le altre droghe.
Comunque, nella prima parte di
maggio Daevid scrive i testi del
terzo capitolo dalla saga, in luglio vengono effettuate le registrazioni al
Manor e finalmente il 4 ottobre 1974 la Virgin pubblica You.
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