Egregio Direttore,
Non prenda questo mutamento di registro, questa mia apparente distanza, quest’abbandonare il tono confidenziale come un qualcosa nei suoi confronti. Tutt’altro. È che il mio stato di questi giorni m’impone un certo distacco, anche con lei che ha avuto finora la pazienza di leggermi. Ho realizzato con profondo stupore alcuni cambiamenti che riguardano la mia persona. Isolato nelle incertezze e nei dilemmi esistenziali, non ho visto lo scorrere del tempo sul mio corpo, sul mio viso, sui miei occhi. Questi due anni sono stati difficili e assai inusuali per tutti. Ma la mia mente si è come rifiutata di constatare come questo periodo di tempo costellato da pandemie e guerre, abbia impresso un cambiamento soprattutto fisico. Non nego che anche il mio pensiero ne abbia subito i contraccolpi, ma credo che questi siano in larga parte positivi. O almeno lo spero. Il mio interrogarmi costantemente, la necessità di approfondimento, la dialettica e l’autocritica, anche il pessimismo, a suo modo, mi sembrano elementi e caratteristiche in gran parte positivamente sviluppate in questo triste periodo storico.
Ma, vede Direttore, l’altro giorno mi sono fermato per un attimo di fronte allo specchio, così, per riflettermi con calma. E ho visto improvvisamente mio padre sul mio viso. Ho visto i segni e l’espressione del suo volto sul mio volto, sul mio collo. Ma era mio padre anziano, o così come lo vedevo io quando ero giovane. L’espressione, lo sguardo, il lieve sorriso e la cupezza. La fatica e l’insopprimibile sensazione di essere arrivati vicini alla fine, o quantomeno non lontani. È stato un attimo, veloce ma intenso. Poi, inquieto, ho spento la luce e sono andato via. Non è facile affrontare la vecchiaia, e non sempre è semplice avvedersi del suo arrivo, ma in quell’istante, davanti allo specchio, ho visto il me anziano, mai come in quel momento simile a mio padre. E ciò mi ha spaventato, disilluso allo stesso tempo. Non so quanti anni abbia lei, Direttore, anche se credo sia più giovane di me. E allora mi sono detto, perché avere toni confidenziali, porre domande o argomenti ad una figura che avrà certamente prospettive più rosee delle mie, visioni di un futuro diverso, molte di più di quante ne abbia io. Ho pensato comunque di scriverle, di mostrarmi epistolarmente nella mia nuova dimensione. Certo che lei capirà, comprenderà e magari ne troverà motivi di riflessione e di approfondimento. Io, dal canto mio, cercherò di tuffarmi nelle attualità, provando a vivere più intensamente, al netto delle brutte vicende che ci coinvolgono e ci circondano, questo tempo di vita. Spero veramente di non averla annoiata, o peggio turbata. Consideri questa mia come uno sfogo, un’inquieta esternazione dal carattere…senile. È la parola giusta!
Cordiali Saluti
Edmondo Fabbri, suo assiduo Lettore
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